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 Robert Wyatt - Un ritorno in trio - InSound - n° 54 - novembre 2010



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L'uscita di un nuovo album di Robert Wyatt è sempre una bella notizia. Non c'è un solo disco del musicista inglese che non abbia riservato ai suoi ascoltatori almeno una piccola sorpresa, un qualche godimento, una bella canzone che valesse la pena di ascoltare e riascoltare. Qui, nel nuovo disco intitolato For the ghosts within, la sorpresa, o il momento più bello, è quando Wyatt intona, in chiusura, "What a wonderful world".

E noi riusciamo a credergli, come abbiamo creduto a Louis prima di lui: due voci tanto distanti, ma entrambe capaci di farci credere ancora qualunque cosa.

La vera novità del disco è però la collaborazione di Wyatt con il sassofonista e compositore Gilad Atzmon (con cui Wyatt ha già collaborato negli ultimi anni) e la violinista e compositrice Ros Stephen, che insieme a Wyatt firmano il lavoro. For the ghosts within raccoglie, insieme ad alcune riprese di brani di Wyatt, anche celebri standard come "Lush Life", "In A Sentimental Mood", "Round Midnight" e, appunto, "What a Wonderful World".

Non è un album compatto quanto avrebbe potuto risultare, perché si passa dal riadattamento di vere e proprie canzoni come "Maryan" o "At Last l'm Free" (originale degli Chic di Nile Rodgers) a pagine di sapore più contemporaneo, quelle in cui il sax di Atzmon e il violino di Stephens conducono il gioco, come nell'iniziale "Laura" o le originali "Lullaby for Irene" (musica della Stephen e liriche di Alfie Benge) e "The Ghosts Within" (musica di Atzmon e liriche di Alfie Benge).

Abbiamo sentito dalla viva voce di Wyatt com'è nata l'idea del disco, ed è stata un'ulteriore occasione di scambiare due parole con una delle persone più acute, disponibili e piacevoli dell'intera scena musicale.



IS - Buongiorno Robert, ti aspettiamo sempre di ritorno qui a Milano e in Italia.

Wyatt - Ho sempre dei bei ricordi di Milano e dell'Italia!

IS - Molte persone mi chiedono se hai intenzione di tornare a trovarci...

Wyatt - Oh, facciamo finta che sia morto (Ride, NdR)!

No, guarda, non prendo più l'aereo, non posso affrontare un security check in aeroporto, mi è ormai molto difficile viaggiare.

IS - Dobbiamo trovare qualche altra maniera...

Wyatt - Oh, l'altra maniera è fare dischi!

Il pubblico italiano è splendido e soltanto qualche tempo fa parlavo con alcuni amici dei momenti bellissimi che abbiamo trascorso in un festival comunista a Umbertide in Umbria anni fa... Per me e Alfie sono stati momenti magici. È un'amica cattolica ha aggiunto: "Ah, ma anche i festival cattolici sono belli!" E ci credo. So che in Italia avete festival davvero belli!

IS - Nello stesso tempo le cose sono molto cambiate e non è proprio com'era più di trentanni fa.

Wyatt - Certamente. Ma è sempre un Paese molto sorprendente. Avete così tanti santi, e mi piace l'idea che ogni giorno ci sia un santo diverso. Io ho santi differenti, lo sai, John Coltrane, Miles Davis e Jimi Hendrix...

Insomma, credo che dobbiate accontentarvi dell'immaginazione.

IS - Ma si viaggiava anche prima degli aeroporti e dei security check, no?

Wyatt - Ah, sì, ma era anche prima delle sedie a rotelle (Ride, NdR).





IS - Ci siamo sentiti qualche tempo fa e la madre di tua moglie Alfie non stava affatto bene...

Wyatt - Infatti, non è più con noi... E la seconda canzone del nuovo disco, "Lullaby fo Irene", è dedicata proprio a lei, anche se ha un significato universale. Il disco si intitola For the Ghosts Within ("per i fantasmi interiori") e Irene è il fantasma che Alfie porta sempre con sé. Può sembrare sentimentale mentre lo dico, ma è così... Arriva dal cuore.

Anzi, lascia che ti racconti un'episodio prima di passare giustamente alle domande sul disco. La madre di Alfie era polacca, ed era una donna molto combattiva. Alfie è nata nel 1940, la Seconda Guerra mondiale era già in corso e Irene era solo una ragazza quando attraversò insieme ad Alfie l'Europa centrale su uno di quei vagoni bestiame aperti da un lato che vedi solo nei vecchi film. Alfie ha due ricordi precisi di quel viaggio: il primo è una fila di case in mezzo alla neve, completamente in fiamme. Immagina di essere in questo treno per il bestiame che si ferma per una ragione sconosciuta, quanto a lungo non si sa, e come fa una bambina stai giocando con una palla che rimbalza fuori dal treno scomparendo nella neve. E quando cerchi di guardare fuori per vedere dov'è finita la palla vedi tutte queste case in fiamme. La seconda cosa è una specie di macchia rossastra sul terreno innevato: si tratta di due partigiani jugoslavi che si sono ammazzati.

Bene, passiamo pure alle domande...

IS - Oh, non ne sono tanto sicuro...

Wyatt - Mi spiace averti gettato addosso questi ricordi, ma la seconda canzone del disco ha questo impulso molto forte. Ros era molto tesa perché non aveva mai inciso una sua canzone prima di allora. E Alfie ha scritto immediatamente le parole, come si trattasse di free-jazz, ma in un modo diverso.

IS - Mi sono chiesto perché non abbiate scritto più canzoni nuove per il disco.

Wyatt - Sì, capisco. È una specie di nonsense, perché non è un disco di Robert Wyatt. Il mio profilo è più evidente perché sono più vecchio, ma si tratta di un disco di Atzmon e Stephen. Quindi dimentica Robert Wyatt per un momento. Ros Stephen ha un progetto che si chiama Tiango Siempre, ed è innamorata della musica argentina. Ma è una musica sempre più organizzata, quasi come la musica classica. Così desiderava qualcosa di più folle e ha lavorato insieme a Gilad Atzmon che pratica molto l'improvvisazione. Hanno preparato questo disco e mi hanno chiesto di cantare la canzone "Laura", che risale agli anni Quaranta. Ho accettato perché sono due musicisti fantastici.

IS - Archi e sax sono molto presenti, quasi come veri solisti. A volte sembrano quasi gridare, anche se con dolcezza.

Wyatt - Questo è quel che intendo quando dico che non è un disco di Robert Wyatt. È una vera collaborazione. La gente pensa che io ami collaborare con altri musicisti, ma non è esattamente così. Di solito lavoro a un mio disco e poi chiedo ad altri musicisti di aiutarmi a migliorare il disco e renderlo più forte. Oppure altri producono un loro disco e mi invitano a cantare qualcosa.

In questo caso specifico si tratta quasi di un vero gruppo, come al tempo dei Matching Mole, per esempio.

È stato proprio un lavoro di gruppo. Sono stato il terzo a essere coinvolto. Ed è stato un po' difficile per me, perché non so leggere la musica, non sono molto veloce a lavorare... Non ho proprio la possibilità di fare tutte le cose che queste altre persone possono fare.

Sono sempre stato cosciente che non si trattava di un nuovo disco di Robert Wyatt, ma della celebrazione di altri due musicisti, e che il lavoro di mixaggio, editing e produzione dovesse essere assolutamente bilanciato ed equilibrato fra tutti. Gli strumenti dovevano avere lo stesso spazio. Si tratta di tre persone. E siamo amici. E questo è importante.

Nella terza traccia, "The Ghosts Within", la moglie di Gilad, Tali, ha cantato le parole che Alfie aveva scritto e siccome cantava così bene, mi sono detto: "Levati dai piedi Robert, lascia che sia lei a cantare questa canzone!".





IS - Non è necessario essere dovunque...

Wyatt - Esatto! Guarda la musica di Duke Ellington, o le canzoni di Billie Holiday, forse la più grande cantante del Ventesimo secolo, o quelle di Nina Simone: ci sono molte altre cose intorno e loro sono parte del tutto. Quel che va bene per Billie Holiday, va bene anche per me! Bisogna imparare a essere modesti, se qualcuno può fare una cosa meglio di noi, perché non lasciargliela fare? Facciamo parte di un gruppo, no?

IS - Immagino che potresti anche lavorare nuovamente a un album non solo di canzoni, ma di lunghe tracce strumentali, in modo più simile ai tuoi primi album solisti...

Wyatt - È difficile, perché non scrivo la musica e quindi sono limitato. Il controllo delle mie capacità rimane nell'ambito della musica folk, pop o disco. Semplicemente non ho la cultura o la disciplina per estendere la mia scrittura musicale. È vero che a volte ho fatto un po' di più, ho composto brani più lunghi, come nel caso di "Cuckoo Madame" qualche anno fa, influenzato dai compositori classici inglesi alla metà del Ventesimo secolo, oppure in "Sight Of The Wind", dall'album Dondestan revisited. Ma semplicemente non ho l'abilità e la conoscenza tecnica dei compositori classici, che servono a estendere le idee per più minuti. Così devo lavorare su delle miniature. Non è che questo mi faccia sentire inferiore o niente del genere. È come nell'atletica, dove qualcuno può correre sulle brevi distanze mentre altri sono ben equipaggiati per partecipare alla maratona.





IS - Quaranta minuti possono essere troppi per chiunque, a volte...

Wyatt - Sai quel che Mark Twain disse di Wagner? "La sua musica è meglio di come suona! (Ride di gusto, NdR)"

IS - Come avete costruito l'album?

Wyatt - Mi piace molto scegliere la scaletta. Mi è piaciuto iniziare qui con "Laura" perché si trattava dell'ultimo pezzo che non era stato inciso per il disco precedente di Ros e Gilad. La continuazione non dipende in questo caso dalla musica, ma dalle parole che suggeriscono qualcosa perduto nel tempo, quel che abbiamo perduto.

IS - E il disco termina con la bellissima interpretazione di "What a Wonderful World"...

Wyatt - Questa interpretazione è forse la cosa più d'avanguardia che io abbia mai cercato di fare. Gran parte dei pezzi sono già noti, sono cose che avevo già fatto in precedenza. Così la prima cosa è stata interpretarla come se non fosse mai stata fatta prima, e che soprattutto suonasse autentica ora, in questo particolare momento. La nostalgia funziona solo perché qualcosa dal passato ti colpisce come se fosse altrettanto importante in questo preciso momento.

Claudio Chianura



  Il nuovo album firmato da Robert Wyatt insieme a Ros Stephens e Gilad Atzmon si chiama For the Ghosts Within ed è pubblicato su etichetta Domino (distr. Self).
     
       
     
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