Les années Before | Soft Machine | Matching Mole | Solo | With Friends | Samples | Compilations | V.A. | Bootlegs | Reprises|
Interviews & articles
     


 Heavy Mental - Ciao 2001 - N. 5 - 4 Febbraio 1992





obert Wyatt è tornato. Si dice così, di solito, quando un musicista importante fa uscire finalmente un nuovo album a suo nome dopo diversi anni di assenza dal mercato discografico. Dall'ultimo disco firmato Robert Wyatt - l'incisivo "Old Rottenhat" del 1985 - di anni ne sono trascorsi sette. Alcune sue sporadiche collaborazioni con altri artisti - come quelle con Jerry Dammers, Working Week e, soprattutto, Ryuichi Sakamoto (splendida la voce di Robert nello stravolgimento di "We Love You" dei Rolling Stones, uno dei brani migliori dell'album "Beauty") - non sono bastate a lenire l'attesa. Troppo poco, infatti, per accontentare gli estimatori (il termine fans, in questo caso, sarebbe fuori luogo) di questo grande artista, che ha scritto pagine inossidabili della storia musicale degli ultimi trent'anni. Tutto nasce, negli anni '60, dalla magica Canterbury di quel periodo, con una serie di incontri e di collaborazioni importanti che portano, nel '67, alla formazione dei Soft Machine, decani, insieme ai Pink Floyd, del suono psichedelico londinese, con le loro lunghe improvvisazioni jazzate. Robert - allora batterista -lascia la band dopo quattro albums, per formare, nel 1971, i Matching Mole, artefici di due affascinanti LP in cui Wyatt dà prova, tra l'altro, delle proprie capacità di autore di testi e di arrangiatore, con nostalgie canzonettistiche a metà strada tra l'ironia corrosiva e il divertissement beffardo.


Un'avventura intensa ma piuttosto breve, stroncata definitivamente, nel '73, da un'incidente che priva Wyatt dell'uso delle gambe, ma non della sua genialità. Nel '74 esce subito, infatti, un capolavoro come "Rock Bottom", in cui Wyatt, costretto ad abbandonare la batteria, comincia a sviluppare il suo inconfondibile stile vocale e tastieristico. Dopo un singolo di successo con un'aspra cover del brano dei Monkees "I'm Believer", si impegna anche a livello politico con Henry Cow e il Rock In Opposition Movement. Qualche sporadica perla solistica - come lo splendido album intitolato "Nothing Can Stop Us" - e poi, negli anni '80, il ritorno nelle classifiche inglesi con il brano "Shipbuilding", scritto da Elvis Costello e inserito in un altro album-capolavoro, "1982-1984". Tutto questo prima del già citato album "Old Rottenhat". Dell'ultimo LP, intitolato "Dondestan" (spagnolo per "Dove Stanno") ci ha parlato lo stesso Robert Wyatt nell'intervista, realizzata nella sua casa del XIX secolo a Lincoln, dove il musicista vive ormai da tempo con la sua immensa collezione di dischi, i suoi strumenti e il suo piccolo studio di registrazione privato. Con lui vive sua moglie Alfie, poetessa, autrice, tra l'altro, proprio di gran parte dei testi di "Dondestan", tratti da una raccolta di vecchie poesie scritta verso la metà degli anni '80, durante la permanenza dei due coniugi in Spagna, e intitolato "Out Of Season". Anche per questo l'ultimo album di Robert Wyatt è un disco di tale ricchezza, dal punto di vista sia tecnico sia contenutistico, che l'autore stesso ha voluto presentarcelo brano per brano.

Buon ascolto!

Giampiero Cara




raro che un artista descriva in modo dettagliato quello che c'è dentro e intorno alle sue canzoni. Robert Wyatt è un'eccezione anche in questo. Ecco "Dondestan" nelle sue parole.



"Costa", il primo brano è una delle cinque poesie di Alfie scritte in spagnolo e musicate da me. parla della vita in un paese sottosviluppato. In Spagna, la musica è molto vicina a sonorità arabe e nordafricane. Il grido Muezzin è simile al flamenco, credo. Come dice la gente, una volta oltrepassati i Pirenei, cominci già a trovarti in Africa. La canzone, comunque, è dedicata proprio ai paesi sottosviluppati.


In "Sight Of The Wìnd" la maggior parte delle sonorità percussive è costituita dalla mia respirazione. Questo è il ritmo di 7/4 che si sente in sottofondo. L'effetto brillante è dato da un vecchio organo elettronico Riviera che comprai a Venezia nel 1973 per 40 sterline. Non ci sono sonorità dure; il piano è stato usato solo per le note basse e qui e là si possono sentire degli zufoli irlandesi. Un titolo alternativo per questo brano era "Light Of The Soul". Parla di una spiaggia coperta di rifiuti durante l'inverno.


"Worship" e "Catholic Architecture" anche se sono diverse musicalmente, sono legate dalla comune tematica cristiana. La seconda è stata ispirata dalla vista di due suore su una spiaggia della parte meridionale di Barcellona. Doveva essere un pezzo impressionistico di pianoforte, ma poi l'ho trasformato in un brano di jazz acustico facendo molto uso delle spazzole.


Su "Shrink Rapì" qualcuno mi ha detto che ricompare la vena umoristica che caratterizzava i primi due album dei Soft Machine. In ogni caso, il tipo di musica mi è stato ispirato proprio dal testo di Alfie, che mi sembrava adattarsi perfettamente allo stile rap. L'argomento trattato è l'esasperazione generata dalle cure di vari psicoterapeuti, che costano tanto e non portano a nulla dal punto di vista della ricerca della propria anima. Per me, è stata anche una buona scusa per rimettermi ai tamburi.


"CPGB's" è invece una canzoncina stramba in 3/4, con delle strane sonorità di tastiere e un organo a bocca che sembra un trombone. Il testo riguarda la mia militanza di dieci anni nel Partito Comunista inglese.


Con "Left On Man" ho cercato di amalgamare varie influenze: ho usato tastiere giapponesi e percussioni latino americane come timbales e maracas. Il testo parla della superficialità con cui gli Stati Uniti trattano le cose dell'America Latina.


"Lip Service" è solo una ballata con un suono di tastiere molto opaco. Non c'è alcuna ritmica. La musica è stata scritta da Hugh Hopper, mio vecchio amico e compagno nei Soft Machine.


Alla Famiglia Reale è dedicato "N I O". Le lettere del titolo stanno per New Information Order. All'inizio era piuttosto informe, ma poi è stato molto ben prodotto. E' stato inserito, comunque, soltanto sul CD ed è il brano più lungo dell'album.



Robert Wyatt (ultimo a destra) ai tempi dei Soft Machine insieme a Hugh Hopper
e Mike Ratledge. Nella pagina d'apertura, una recente immagine del musicista.


La title-track "Dondestan", in un certo senso, è un brano simile a "Stalin Wasn't Stalling", contenuto nell'album "Nothing Can Stop Us" dell'81, per il fatto che anche questa canzone usa in maniera ironica un tono da raduno socialista. Nel CD, l'atmosfera del brano precedente introduce questo, che è dedicato a tutti i diseredati.

Dopo aver commentato il suo disco brano per brano, Robert Wyatt ritiene opportuno rivelare che il segreto del suo stile è proprio il vecchio organo Riviera che domina tutti i suoi album da solista: "Mike Oldfield mi ha insegnato a regolarlo in modo da ottenere una certa brillantezza sonora. Quando cominciai ad usarlo, la maggior parte della musica rock era costruita principalmente sulle sonorità piuttosto dure della chitarra elettrica. Io trovavo, invece, che il suono di quest'organo si adattasse molto meglio alla mia voce. Oggi, tuttavia, non è più cosi insolito sentire sonorità simili".

Wyatt è molto modesto rispetto alle sue capacità di musicista, ma il fatto che egli si trovi a dover fare tutto da una sedia a rotelle rende le sue creazioni ancor più notevoli. "Definirei primitivo il mio approccio alla tecnologia. Spesso non conosco neppure i nomi degli strumenti che uso. Più che altro, armeggio con un po' di macchinari finché riesco a mettere insieme in maniera accettabile tutti i rumori che ne escono. In questo mi ha aiutato moltissimo il tecnico del suono Matthew Arnold, che è stato molto bravo. A proposito, lo sai che mentre lavoravamo sui pezzi in sala di registrazione, ad incidere in uno studio vicino al nostro c'erano i Wet Wet Wet?". Il futuro discografico di Robert Wyatt è affidato ad un contratto verbale con l'etichetta Rough Trade. Non si considera un musicista, ma piuttosto "uno di quei pazzi uomini sandwich che vanno in giro a dire delle cose". Politicamente, è rimasto orientato a sinistra e crede fermamente in scrittori americani come Noam Chomsky che fanno di tutto per demistificare la disinformazione del capitalismo corporativista. "Le idee politiche sono quelle che occupano per la maggior parte del tempo la mia mente. La musica mi viene così, non so da dove".


Mark Prendergast © S.I.N. - 1992 (Trad. G.C.)


       
     
Previous article